Nepal: la rivoluzione è dei giovani
- redazione volta.pagina
- 19 set
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“Le recenti proteste in Nepal dimostrano come i giovani organizzati e uniti da un ideale comune posso cambiare radicalmente le sorti di uno Stato”
Spesso ci è stato raccontato che la nostra generazione è fatta da incapaci. Ci è stato raccontato che protestare è un gesto vano, che è meglio “andare a lavorare”. Ci è stato raccontato che non si può cambiare quanto accade intorno a noi. Ma quanto è accaduto nella valle ai fianchi dei monti dell’Himalaya racconta qualcos’altro.
Il Nepal è un paese con una storia politica molto travagliata. A 3000 metri sopra il mare, stretto dalla Cina a Nord e dall’India a Sud, il paese fin dalla sua unificazione è stata una monarchia. Nel 2001, a seguito degli scontri tra monarchici e ribelli maoisti, si è passati alla monarchia costituzionale divenuta infine repubblica parlamentare nel 2007. Ma nonostante tutti questi cambi politici non è stato sconfitta la grande disuguaglianza tra le classi sociali. Il Nepal è un paese molto povero: quasi il 50% del PIL è costituito dal lavoro degli emigrati all’estero. Nel mentre l’intera classe politica è attraversata dalla corruzione e i figli dei politici, i cosiddetti “Nepo Baby”, pubblicano sui social la loro vita sfarzosa.
Il punto di non ritorno arriva il 4 settembre quando il Parlamento vota a favore per un disegno di legge che mette bandisce proprio i social network. Facebook, Instagram, Whatsapp e tanti altri diventano non più disponibili. Il malcontento cresce fino a diventare insopportabile. L’8 settembre migliaia di giovani della Generazione Z inondano le strade di Katmandu, la capitale. La polizia ha provato a disperdere la folla con lacrimogeni, cannoni d’acqua e perfino con le armi, ma nulla può spezzare l’unità di un popolo in rivolta. Il Parlamento è stato catturato e dato alle fiamme. Il primo ministro ha ritirato il disegno di legge e dato le dimissioni. Gli altri ministri sono stati rincorsi per la strada dai manifestanti. Non è stata solo la caduta del governo, bensì la caduta di un’intera casta politica. Per la prima volta nella Storia i giovani sono diventati i veri possessori del potere.
Dopo la distruzione, non è mancata la ricostruzione. I giovani nepalesi sono scesi di nuovo per strada ma questa volta per raccogliere i rifiuti e riparare tutto ciò che è stato danneggiato durante le proteste. Inoltre si sono impegnati per offrire assistenza sanitaria gratuita e compensi alle famiglie delle vittime degli scontri. Con le dimissioni di tutto il governo puoi bisogna rifondarne uno nuovo. Così i più di 10.000 manifestanti si sono riuniti per eleggere un nuovo premier… su Discord. Dopo diverse videochiamate e votazioni con le emoji è stata scelta Sushila Karki, giurista della Corte Suprema critica da anni della corruzione della classe dirigente nepalese. Il presidente del Nepal, che ricopre un ruolo simbolico e cerimoniale, ha accettato la consultazione e gli ha dato il mandato per formare un nuovo governo.
Da questa favola la morale è una: i giovani quando sono uniti possono cambiare il mondo.


